LE BRIGANTESSE
Storicamente le donne sono state sempre erroneamente considerate poco inclini all'azione, all'avventura e alla guerriglia, specie quando questa trova le sue cause nella politica.
In effetti ciò non risponde assolutamente alla realtà dei fatti: la storia del Risogimento ben c'insegna come e quanto le donne, specie quelle meridionali, siano state coinvolte nel grave fenomeno sociale, economico e politico post-borbonico, che sfociò nel brigantaggio.
E ciò, si badi bene! non deve far pensare che la pertecipazione della donna nella rivolta contadina abbia sminuito il suo ruolo. Anzi, lo amplifica e ci fa veramente capire la gravità delle condizioni sociali pre-unitarie che ha indotto la donna a munirsi di fucile e seguire il proprio uomo, nel bene e nel male, durante il rischioso cammino lungo le strade del brigantaggio.
Brigantessa, allora, è colei che ha dovuto o voluto seguire il proprio uomo (marito, amante, amico, figlio) che si è dato alla macchia, ponendola in una condizione disperata, un quanto ha perso forma di sostentamento: l'opinione pubblica l'ha additata con disprezzo e l'ha isolata, spesso anche per timore di sospetti di connivenza.
Ma ciò non costituisce un motivo di ripensamento, anzi il nuemro delle "brigantesse" cresce sempre più e i loro nomi riempiono i lunghi elenchi della polizia del tempo: Maria Capitanio da S. Vittore, Giocondina Marino da Cervinara, Carolina Casale anche da Cervinara, Filomena Pennacchio, Giuseppa Vitale, Giovanna Tito, Arcangiola Cotugno, Elisabetta Blasucci, Michelina De Cesare, Marianna Carpi, Filomena Cianciarullo, Teresa e Serafina Ciminelli, Ruscitti Maria Luisa, Maria Maddalena De Lellis, Maria Rosa Marinelli, Maria Lucia Nella, Filomena De Marco, Niccolina Licciardi, Marianna Oliverio, Luigia Cannalonga, Maria Brigida, Giuseppina Gizzi, Maria Orsola D'Aquisto, Maria Pelosi, Filomena Miraglia, Generosa Cardamone, Francesca La Gamba e molte altre non citate per problemi di spazio. Soffermiamoci un attimo su Francesca La Gamba.
FRANCESCA LA GAMBA
Nacque a Palmi (RC) nel 1768 e divenne brigantessa nel decennio di occupazione francese (1806-1816).
L'avvenente ragazza, di professione filandiera e madre di tre figli, divenne capobanda per motivi di vendetta nei confronti di un ufficiale francese che le aveva colpita nel profondo affetto della famiglia.
Rimasta vedova del primo marito, dal quale aveva avuto due figli, convolò in seconde nozze, ma divenne vittima delle le mire di un ufficiale francese che cercò di sedurla, facendo leva sulla sua posizione sociale.
Respinto dalla bella Francesca, l'ufficiale pensò vendicarsi: una notte fece affiggere un manifesto col quale si incitata la popolazione alla rivolta contro l'esercito francese. Il mattino successivo fece subito arrestare i figli della donna, accusandoli di essere stati loro ad affiggere il suffetto annuncio pubblico.
Invane risultarono le suppliche di Francesca! Il francese fu irremovibile e i giovani, dopo un processo sommario, furono fucilati.
La povera donna, accecata dal dolore, si unì ad una banda di briganti locali e, dopo qualche tempo, dato il suo coraggio, divenne meritatamente il capo, seminando odio e terrore in tutto il circondario, al punto di attirare l'attenzione dei della polizia che cominciò a darle la caccia.
Il destino o, meglio, l'odio della donna volle che un giorno un drappello francese cadesse in un'imboscata tesa da Francesca e, poichè tra i soldati fatti prigionieri, c'era anche l'ufficiale che aveva fatto uccidere i figli, con una coltellata la donna gli strappò il cuore e lo divorò con tutta la rabbia del corpo.